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Gianfranco Zanti - Viaggio nel dettato materico

Gianfranco Zanti - Viaggio nel dettato materico

dal 12 al 27 luglio 2003
Gianfranco Zanti - Viaggio nel dettato materico Gianfranco Zanti - Viaggio nel dettato materico Gianfranco Zanti - Viaggio nel dettato materico Gianfranco Zanti - Viaggio nel dettato materico

Ci sono dei pittori, che ci tengono molto a dare una definizione del loro lavoro, e non c'è dubbio che Zanti sia uno di quelli. Il suo "dettato materico", difatti,è per quanto mi è stato dato capire, una dichiarazione di poetica e, nel contempo, un progetto di tecnica pittorica. In altre parole, Zanti ha deciso di porsi, per dir così, dalla parte del quadro, nel senso che sia il quadro a raccontare se stesso, ed è la materia che viene chiamata a guidare la mano dell'artista, che gli suggerisce i percorsi, le combinazioni cromatiche, i punti di forza, o per meglio dire di attenzione e di pregnanza estetica dell'opera.
In un certo senso, questa prassi pittorica ricorda il convulsionario dripping inventato da Max Ernst e portato alle estreme conseguenze da Jackson Pollock, e ancora, per passare dal pennello alla penna, può evocare la scrittura automatica surrealista nella più primordiale formulazione di Andrè Breton. Ma, al di là di ogni intenzione dei pittori, che sono spesso i peggiori giudici di loro stessi, è sempre buona cosa riferirsi ai loro risultati, siano o no in sintonia con le intenzioni. Nel caso di Zanti, secondo me, ci troviamo di fronte a una sorta di informale combinatorio; propongo questo ossimoro come una delle possibili chiavi interpretative. Se l'informale classico di Pollock o, più a latare, di Karel Appel, per fare qualche esempio, spiazza, o per lo meno tenderebbe a spiazzare, ogni tensione compositiva, il "dettato materico" di Zanti vuole andare al di là di un ricorso ad un emozionale caotico, per elaborare un cognitivo combinatorio, che si esprime attraverso una costellazione di punti attenzionali e di labirinti percettivi, di nodi cha catturano l'occhio di chi guarda, immergendolo in una specie di estasi eraclitea. Il caos pittorico dei suoi quadri, non è caotico, mi si consenta il nuovo ossimoro, e non è neppure un collage dipinto, ma se mai, a conti fatti, un mosaico, dove i colpi di pennello sostituiscono i tasselli. Le sue opere esigono una lettura da più punti di vista, o se si vuole, "di svista".

Giorgio Celli

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