Spazio Atelier

ANGELI LORIS

Nato a Croviana in Val di Sole nel 1972

L'artista frequenta l’Istituto Statale d’arte di Pozza di Fassa. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Carrara sezione scultura. Nel 1995 effettua una tesi su Augusto Mürer, sculture di Falcade Belluno. Predilige il legno. Insegna intaglio nella Val di Sole, vive e lavora a Croviana. Ha effettuato mostre in gallerie e musei. Molte delle sue opere si trovano in luoghi privati e in musei nazionali e internazionali.


Recensioni e testi critici
Forza e spiritualità della materia.


Entrando nella Val di Non, ovunque, nella conca e nei vari pendii, si trovano tanti frutteti,
la famosa Melinda, ma, più sopra, solo pietre e tronchi.
Qui Loris Angeli aggrega la materia e disegna la scultura con lo scalpello, perché la scultura è segno, luci, ombre, pieni e vuoti.
Non solo nelle opere tradizionali, ma anche, soprattutto nelle morfologie informali dove primeggia la vivacità attuale, và cercato il messaggio del giovane artista, che è quello di proporre il concetto di arte nella realtà della società, nell’animo dell’uomo dove alberga il sentimento, la poesia , il contenuto della psiche con tutte le sue idee, con tutti gli stati dell’animo.
Nelle sue forme, nei gesti delle sue forme si notano le storie di esseri che si sviluppano con un tessuto connettivo di significati reconditi che invitano alla meditazione.
Le sue opere diventano forze, incisività, energie, ma nel contempo si presentano con leggerezza ed equilibrio, poiché egli, mentre cava dal tronco il superfluo, vi dà un rango, una loro compostezza, da conferire un’esistenza individuale, per collocarle nello spazio.
Ai legni egli restituisce la loro sensualità, definendo i contorni con nitidezza, facendoci percepire tensioni elastiche come se fossero il gesto concentrato della sua intimità, apparentemente grezza, a volte brutale, ma carica di pathos, di sensitività, sensibilità, fuori dal tempo ed allo spazio in una temperia di poesia ed ideale.
Molte delle sue opere richiamano una familiarità, un posseduto, un qualcosa di caro ai suoi genitori, ai suoi nonni, dove egli ritrova espressioni di vita e dove si conserva l’umano.
Il Loris, come lo chiamo io, in tali sculture non vuole soltanto richiamare momenti di tensione affettiva o di felicità dei suoi cari, ma egli cerca di costruire un momento di vita carica di tensione, fuori dal suo tempo, ed ecco allora vediamo uscire immagini più piene, distese, custodie dei suoi luoghi.
La scultura è spazio, anzi è luogo di tanti luoghi dove dimorano tante e tutte le cose, dove l’uomo abita in mezzo alle cose con tutte le azioni della quotidianità, il sacro ed il profano, la gioia ed il dolore, l’amore erotico e lo spirituale, la vita e la storia di uno di noi.
Egli ci rivela il rapporto tra la sensibilità e l’invisibile, tra la fisicità della materia e la percezione e le varie forme della realtà, fino a cogliere le loro spinte vitali.
Là dove egli, l’Angeli Loris, scopre la cavità, tutto diventa più leggero, la sua stilistica diviene più tipica e le sue figure prendono una fisionomia intimistica e mantengono la loro vivace ed energetica pregnanza.
Il suo vuoto non è perdita o assenza, è invece forza, materia spirituale, sfera dell’essere, è l’entità della sua totalità, è il calco che rimanda la rappresentazione; è misura che intuisce uno spazio diverso; è la fusione del visibile e dell’invisibile nell’interiorità del cuore dapprima, che rimanda alla psiche, ad una visione temporale.
L’arte che immette nelle sue opere rivendicano la qualità della realtà quotidiana, ma al contempo la forza delle sue visioni.
In Loris ogni atto è un problema sempre personale.
Egli saggia numerose soluzioni come si evidenzia dai disegni.
In alcuni di questi torsi, o corpi o nudi, egli ruota più volte attorno allo stesso impianto dandoci opere nitide e sintetiche di elevata espressione, tanto che queste opere sono calibrate in ogni loro momento.
Quando l’artista si libera delle morfologie anatomiche và cercando nelle varie forme del creato nuovi motivi e soluzioni da coordinare in sistemi sintetici per strutturare le sue composizioni. Nella sua memoria vi sono ideazioni precise che sottopone al vaglio delle sue azioni. Le sue figure hanno spesso più volti; i suoi volumi danno luogo a contorsioni di modulazioni nelle quali si incarnano armonie spirituali, quasi a farci sentire il pulsare della vita o la staticità della fisicità.
Tutto ciò ci induce a pensare che l’artista costruisce su memorie lontane per contrasti ed aritmie.
In alcune opere le mosse sembrano concludersi con una positura polimorfa di diversi suoni di strumenti e si avverte una musicalità di sensi che vibrano, che ci inducono a contemplare.
Attraverso l’analisi delle sue opere si osservano prove di avvicinamenti ad Arp, l’artista svizzero degli anni cinquanta (Basilea 1966) nel quale individua la crescita dell’immagine attraverso ripetute aggiudicazioni della materia, dalle quali scaturiscono delle suggestioni intimistiche dell’artista che traduce, poi, sulla sua scultura.
Angeli ha studiato all’Accademia di Carrara e conosce i grandi maestri dell’arte scultorea, quindi sono possibili analogie di forme. Spesso l’artista coglie aspetti liberatori tipici della cultura contemporanea, pur conducendo le sue reazioni verso forme dominate e cercando di instaurare un proprio universo retto dalle sue idee vitali.
La sua scultura si afferma nella sintesi figurale di una mitologia arcaica e fa ruotare il suo immaginario attorno a simboli primordiali di vita: la nascita dell’uomo, la visione di una donna, non tanto partoriente quanto resistente, la vecchia madre, che con secolare pazienza elabora lutti e dolori. Ma la sua poetica ci permette di osservare una radicale incisività concettuale attraverso la lettura di un moto felice ed il rigoroso equilibrio musicale scandito attraverso il controllo della materia e della sua tecnologia innovativa a cui fa continuamente ricorso.
Con pochi cenni lineari figurativi egli raggiunge la pienezza della sua visione facendo apparire figure umane traslate e colte nei loro movimenti vitali.
Concludo affermando che il suo lavoro compositivo delinea note di natura concettuale attraverso la sua ricerca con cui tende a precisare la natura della presenza temporale dell’uomo nello spazio.

Di Francesco Martan

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