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Zanetti, Strada - Dalle Origini al Mito

Zanetti, Strada - Dalle Origini al Mito

dal 2 al 22 aprile 2007
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Un’ombra che, nella stilizzazione della figura umana, corre con slancio lungo una traccia appena segnata. E’ silenziosa.
Alle spalle, si lascia il passato di un percorso, che dice di salti e di origini, avvolte nelle suggestioni di una ricostruzione che inizia dalla materia, conservata e quindi ritrovata.
Il fuoco, si carica di simbolismi. Da laterale, diviene progressivamente frontale, dentro l’elemento vetro si trasforma in luce. E’ posta al centro, come un grande sole verso cui indirizzare il proprio procedere, che si fa ansioso, curioso, quindi veloce.
Ma il cammino continua, va oltre, non si ferma, attraversa quello che è il presente e il saputo, si perde nell’infinito.
In questo nuovo spazio, la dimensione del tempo lascia il posto a quella del mito, che acquista forza e vigore, diventa motivo di spiegazione, si fa racconto. Un racconto avvincente, nel quale andare a ricercare il senso misterioso e primordiale della natura e dell’esistenza, i grandi enigmi della vita, dal primo respiro all’amore, alla morte.

Un incontro, quello tra Piero Strada e Umberto Zanetti, che riunisce la vera essenza della ricerca umana. In cui l’uomo è un continuo tra la materia e il suo vivere nel tempo, pur sapendo di non essere solo questo.
Prendono così vita la voglia e il desiderio di sapere, di scoprire le nostre origini e quanto è nell’infinito.
Nelle mani di chi prova a leggere questo nella realtà, la percezione si fa raffigurazione, per tentare di rendere visibile nella materia quanto ne è al di là.

I miti dell’antica Grecia, del Medioevo, del Rinascimento, vengono riletti in chiave allegorica da Piero Strada, che dona loro un’ elegante e armoniosa plasticità nella lavorazione del ferro. I racconti, che celebrano tali immagini, vengono sfogliati nel presente, trascendono il tempo e rivivono attuali nelle domande dell’uomo.
“Uno sguardo partecipe alle vicende umane”, alle paure di essere parte, spesso alleggerite da un’ ironia sottile, che sembra dire di note garbate e delicate.
La materia ferro si lega ai sassi, che fungono da punti di appoggio, basi da cui l’opera può iniziare una propria risalita, lieve, come a volersi librare fiduciosa verso quella ricerca di infinito, e lì rimane sospesa, nell’eterno, in attesa di una risposta.

La stessa pietra, in grado di svelare i segreti del passato, si ritrova nelle espressioni e nei motivi di Umberto Zanetti; dallo stesso autore viene raccolta, studiata, interpretata.
Una passione, per la paleontologia e per le scienze della terra, che anima la volontà di afferrare le confidenze dell’evoluzione.
Nell’osservare le forme fossili, rianimate in colori intensi e vivi, chi legge, è come sospinto con un balzo indietro nel tempo, sino a ripercorrere le origini. “L’uomo, si trova ad essere ricongiunto, d’improvviso, a quell’essere unitario e misterioso rappresentato cosmicamente come natura”.
Natura che, acquista una nuova parola.
Il terreno, si unisce al pensiero, al sogno, che appartengono alla dimensione non puramente materiale dell’essere umano, che permettono creazioni di fantasiose originali ed emozionali, geometrie che “veleggiano liberamente nel campo della conoscenza”.
Le lastre, le pareti, si arricchiscono ancora di minerali e microcristalli, secondo disegni che si scoprono essere punti di luce.
Una luce che, nei giochi dei colori riflessi e assorbiti, diventa essenza, rivela la bellezza e la precisione delle forme.
Dalle vetrate, si libera scomposta, come segno di energia, che anima la vita e permette la materia; non più invisibile ma rivelata, in una suggestione resa ancora più viva dal calore.

Piero Strada, Umberto Zanetti, un cammino finalmente insieme, voluto tra gli spazi aperti della Galleria d’Arte Atrebates di Dozza (Bologna).
Una voglia comune per la lavorazione dell’elemento, che sia ora il ferro, ora il vetro, ora la pietra, che dalle origini, attraversa il mito, ripercorre i segreti della vita.
Come nelle pagine di un racconto, vanno semplicemente sfogliati, per leggere quell'anima che rimane nell’opera, che parla a chi la osserva, superando il tempo e divenendo in qualche modo impronta, che lascia i segni dove attraversa.
Un cammino, così, può riuscire a vincere i confini posti dai limiti dello spazio, assecondare la sua stessa natura di movimento e voglia di ricordi. Curiosamente, può persino fare nuovamente propri, luoghi che evocano in noi, in un baleno, origini ed eroi che non sono mai scomparsi.
Nel sottile gioco dei motivi, in cui il tempo richiama a sè quanto gli appartiene, “Dalle origini al mito”, inizia il proprio personale percorso ai confini meridionali dell’attuale Lucania, sulla calma distesa dello Jonio, in un lembo di terra che, al tempo delle “polis” e della Magna Grecia, veniva posto da Archiloco e da Erotodo come termine di paragone alle più desiderabili contrade del globo.
Ed è proprio nel monastero dei frati osservanti di Rocca Imperiale (Cosenza), spazio di raccolta e scoperta, che questo nostro racconto riprende le lettere dall’inizio; raccolte da dove le aveva lasciate, in un proprio tempo e in una propria dimensione, che diviene di tutti come le suggestioni che propone.

Piero Strada, Umberto Zanetti, ci accompagnano nel viaggio della vita, lo fanno come gli piace, come a noi, e a molti piace, continuando a lavorare il ferro, ed il vetro, a definire fossili nell’emozione profonda del colore.
Lo fanno consapevoli che il tempo della materia non necessariamente coincide con quello dell’esistenza, offrendo a chi li incontra la possibilità di ritrovare pensieri comuni, di soffermarsi per un istante, per poi riprendere serenamente il proprio sentiero. Accompagnati, questa volta, dalla sensazione di una luce tranquilla, di essere una parte, un continuo che non ha tempo, che si ritrova, dalle origini, al mito.

Gabriele Bertacchini

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