Spazio Atelier

GHELLI CLARA

Recensioni e testi critici

L’ipotesi che metteva in campo la Pop-art era quella di fare della società dei consumi, e quindi del panorama di merci, di oggetti banali o da design, di costellazioni di manifesti pubblicitari, il materiale per una rivisitazione estetica e insieme di critica sociale del nostro tempo. Tutti gli aspetti visivi delle grandi metropoli, erano chiamati all’appello, le fotografie di Warhol facevano esplodere di colori irreali le immagini dei divi, e dal canto suo Liechtenstein faceva del fumetto il modello per una vasta esplorazione dell’universo della banalità comunicativa. Clara Ghelli sembra aver raccolto la lezione della Pop-Art e di Liechtenstein in particolare. Superando, però, il fumetto per dedicarsi soprattutto ai cartoons, con particolare riferimento a quelli di Walt Disney. Vincendo la tentazione, che sarebbe dar prova di grande ingenuità, di riprodurre in maniera speculare i personaggi dei cartoons, dai cerbiatti agli altri animali del bosco, Clara Ghelli scompone il quadro in più sezioni diversamente orientate, creando un puzzle ottico che può essere osservato, con diversi effetti di visione, da più punti di fuga. Questa operazione ci fa supporre che, Clara Ghelli, dopo aver rivisitato la Pop-Art, si sia spinta più indietro nel tempo e abbia ritrovato nel cubismo qualche ispirazione per fare del quadro un oggetto a più dimensioni percettive. Un’operazione estetica che comporta una forte valenza didattica: un modo per far capire ai bambini, attraverso la citazione dei “cartoons”, una delle più importanti strategie pittoriche dell’arte.

Giorgio Celli

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