Spazio Atelier

BONI ADRIANO

Nato a Modena nel 1939

Già docente di Tecniche Pittoriche all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Pittore e incisore, ha partecipato e realizzato numerose mostre collettive e personali; le sue opere sono presenti in raccolte pubbliche e private.
L’artista è anche autore letterario.


Alcune tra le più recenti esposizioni:

1986 – Galleria Civica d’Arte Moderna, Ferrara;

1988 – Centro RTL, Lugano, Svizzera;

1989 – Arte-Fiera presso Stamparte, Bologna;

1993 – Galleria Paolo Nanni, Bologna;

1997 – Galleria L’Incontro, Imola, Bologna;

1997 – Studio d’Arte Grafica, Milano;

1998 – Galleria Del Monte, Forio d’Ischia, Napoli;

2000 – Sala Comunale d’Arte, Sasso Marconi, Bologna;

2002 – Saletta Rosa Spina, Ascoli Piceno;

2004 – Studio d’Arte Grafica, Milano.

Recensioni e testi critici
BREVE NOTA PER ADRIANO BONI

Possiamo immaginare il quadro di un paesaggio, o un ritratto, come la finestra aperta su di un mondo virtuale, che la prospettiva ha reso sempre più verosimile, e che virtuale resta, anche se il modello esiste davvero, perché la rappresentazione è sempre filtrata attraverso la sensibilità dell’artista, perdendo lo statuto di realtà. La metafora della finestra può generarne un’altra sussidiaria, quella di una finestra con un vetro di diversa trasparenza. Un vetro perfettamente trasparente consente alle cose rappresentate una peculiare conformità, quella dei pittori del Rinascimento, per esempio, o degli iperrealisti nostri contemporanei. Un diverso grado di trasparenza produce, invece, una deviazione dalla riconoscibilità percettiva, esemplare nelle cattedrali tra la nebbia di Monet, o nei convulsivi campi di grano dell’ultimo Van Gogh. Se il vetro, come nella pittura astratta e informale, diventa opaco, il quadro cessa di raccontare il mondo delle cose e comincia a raccontare se stesso. Il vetro della finestra attraverso la quale Adriano Boni presenta il suo universo pittorico, possiede una sua incerta trasparenza, che rende i suoi paesaggi dei luoghi sempre ai confini dell’altrove, in cui i colori sembrano naufragare in una suggestione subacquea, e il nero che dilaga nel quadro come una grande macchia di inchiostro divenuta nebbia, obbliga chi guarda a compiere delle acrobazie percettive e, perché no, a contemplare con un contributo immaginativo proprio l’opera che gli sta di fronte. Una remota ascendenza simbolista mi sembra faccia capolino in questi quadri, elaborati con una raffinata progettualità cognitiva, e sappiamo, difatti, che Adriano Boni è saggista, ricordiamo un suo saggio molto puntuale su Paul Klee, nonché poeta. I suoi ritratti sono, a loro volta, singolari, e nei loro riguardi la metafora del vetro è più proficuamente sostituita da quella di uno specchio deformante. I volti che ci presenta sono anamorfici, di ispirazione neocubista, come se il pittore intendesse renderli visibili da tutti i lati, scomponendoli e ricomponendoli in un puzzle alla Frankenstein. Un artista, Adriano Boni, che si colloca sul confine del concettuale, con alle spalle elementi di simbolismo e di cubismo.

Giorgio Celli

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