Spazio Atelier

NOIA ANTONIO

Antonio Noia, pugliese di origine ed emiliano di adozione, vive ed opera a Bologna.
Partito da esperienze concettuali alla fine degli anni ’60, ha utilizzato diversi linguaggi espressivi, dal segno alla pittura, dalla scultura all’installazione, alla fotografia, nell’ottica di quel movimento artistico che caratterizza la ricerca e la sperimentazione.
La sua attività artistica coniugata all’esperienza didattica, è stato preside di Licei Artistici, è sempre stata finalizzata alla comprensione dell’uomo nella società e nel suo legame con la natura.
Ha esposto in mostre personali, collettive e di gruppo.
E’ stato invitato ad importanti rassegne nazionali.

Recensioni e testi critici


Alfabetino critico

per Antonio Noia



L’arte di Antonio Noia è:

Anagrammatica: perché smonta e rimonta continuamente unità simboliche e semantiche combinandole in ulteriori configurazioni di senso

Bio-logica: nell’accezione dell’etimo greco: bios, vita e logos, ragione, studio, essendo un’arte che intende ragionare sulla vita degli esseri e dei sistemi

Critica: dato che il suo costrutto in ogni singola resa formale contiene un meccanismo di messa in discussione, di ragionamento intrinseco alla forma

Destabilizzante: nel suo spingere il segno e le sue tecniche a continui slittamenti e mutui scambi identitari che ne minano e rinnovano gli equilibri precostituiti

Etico/estetica: perché in essa la ricerca di una condivisione/affermazione valoriale (il cui fine è il cambiamento e il riequilibrio delle condizioni) si afferma nell’attenta cura estetica dell’opera oggettiva

Fragile: quando nella povertà formale accetta di giocarsi allo stesso livello dell’osservatore e si espone alla sottovalutazione e al fraintendimento

Giocosa: perché capace di narrazioni profonde affidate a una levità ludica che apre, riconcilia, rallegra, distende, istruisce, addestra

Hobbistica: nel suo trasformare l’azione artistica nel metodo di riuso del trovarobe e nel bricolage sbriciolato/divergente di un brillante artista-garagista

Indipendente: ovvero naturalmente incapace di asservimenti, ideologici, strategici o formali

J’accusatoria: laddove nelle sue concrezioni visive esprime denunce implicite allo status delle cose e dei sistemi

Kamikaze: perché le sue azioni simbolico-sematiche sono cortocircuiti che si autodistruggono nella prassi del dono, dell’offerta, dell’opera d’arte a perdere

Libera: nell’accettare e seguire ogni suggerimento diversivo perdendo e ritrovando continuamente strade maestre

Maieutica: nel far riconoscere all’osservatore, entro la vita delle forme, dinamiche fraterne a quelle che già possedeva senza ricordarlo

Naturale: ovvero aliena dalla sofisticazione, dei materiali quanto delle tecniche e dei procedimenti intellettuali

Olistica: perché dispiega un atteggiamento non settoriale ma complessivo, integrato/interrelato rispetto al suo oggetto di elezione: la realtà

Politica: nell’accezione etimologica riferita alla polis, ovvero all’aspetto comunitario dell’arte

Quotidiana: perché il suo agire riguarda il tempo umano e corrisponde all’esperienza della vita in quanto arte: comprensione giornaliera attraverso la costruzione di forme, tramite un fare sapiente, affermazione e scomparsa nell’umiltà artigianale dei manufatti inutili

Regressiva: laddove il suo metodo essenziale è il gioco del bambino, la serietà assoluta dell’infanzia dagli occhi sgranati sull’infinita potenzialità di due pezzetti di legno

Scherzosa: perché invita l’osservatore all’ironia, allo spiazzamento della leggerezza

Taumaturgica: quando racconta le piaghe socio-ambientali curandole nel paradosso e risolvendole senza negarle nell’armonia formale intesa come prova di riequilibrio e speranza

Umile: nella scelta poverista dei materiali (di scarto, di rimessa) e nella cordialità/giocosità degli atteggiamenti espressivi

Versatile: nell’apertura a tutti linguaggi e nell’impiego di qualsiasi tecnica e materiale

W: l’arte di Antonio Noia opera per sovrapposizione/moltiplicazione – di piano, di codice, di senso – per cui un significato, una forma, un segno, una tecnica, tramite un raddoppio traduttorio – dalla fotografia al disegno, dal volume alla sua ombra, dalla scrittura alla visualità, dalla cultura alla natura, dalla forma al concetto, dalla lettera al corpo – sviluppa una ulteriorità significante le cui componenti rimangono leggibili singolarmente e, allo stesso tempo, sono ibridate una all’altra: come la V sovrapponendosi a una V gemella diventa VU e resta a un tempo doppia V (W)

X-radiografica: nel visualizzare (radiografare) processi nascosti mostrando interrelazioni formalizzate tra fenomeni naturali, ambientali, linguistici e socioculturali

Y: per la lettera Y non c’è una parola adeguata ma c’è una forma, quella della fionda; la Y ha la forma a forcella di una fionda; l’arte di Antonio Noia alza verso i sistemi – linguistici e socio politici – la sua fionda monellesca, come il fanciullo Davide verso il gigante Golia

Zapping: laddove Antonio Noia, dall’angolo della marginalità, pestella sul suo telecomando intellettuale/artigianale spostandosi in un continuo vagabondaggio/accostamento fra temi, forme, aspetti, problemi, concetti della natura, della cultura, delle società, delle economie, dell’ecologia, della storia, del contemporaneo. A volte con ironia, altre con un soprassalto amaro di fierezza.

Paolo Donini

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